Pagina:Torriani - Senz'amore, Milano, Brigola, 1883.djvu/206

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pulsazioni si fecero più distinte. Ma il malato era talmente dissanguato, che non ricuperava i sensi. Il rum, l'etere, tutti i cordiali portati sollecitamente dal farmacista, non riescirono a farlo rinvenire.

— Povero giovane, disse il medico; questo non è di quelli che si suicidano soltanto un poco per commuovere la gente. L'ha fatto sul serio.

— Ma non morrà? implorò Vicenzino. Non è possibile, non deve morire!

Il medico si strinse nelle spalle, ed applicò al paziente due vescicanti che aveva fatti preparare. Sotto l'azione di quella prova dolorosa, Vincenzo ebbe un lieve sussulto, e poco dopo mosse una mano, come per portarla alla parte dolente.

Ma non fu che un cenno, a cui le forze non risposero, e, dalla bocca aperta, non uscì alcuna, voce. Tuttavia la respirazione si era fatta quasi regolare, e, dopo circa mezz'ora di cure energiche, Vincenzo aperse gli occhi e fissando le pupille dilatate sul volto di Vicenzino che gli stava dinnanzi, parve riconoscerlo.

Tuttavia la sentenza del medico non fu consolante.

— Ha perduto troppo sangue, disse; è impossibile che si riabbia da sè.

Soltanto la trasfusione potrebbe salvarlo.

Vicenzino si rizzò, impetuoso ed ardente come un eroe che corre al sacrifizio, gridando:

— Oh il mio sangue, tutto il mio sangue per lui!