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E mentre, coll'aiuto dell'ortolano e del carbonaio, lo sollevava con mal garbo, andava borbottando:
— E dire che ha sedici anni! Un bell'affare che ho fatto a pigliarmi questo mangiapane!
Intanto l'asino, abbandonato a sè stesso, scosse lungamente il capo ed il dorso indolorito; poi adocchiò il mucchio di frutta mézze e di torsoli raccolti dal suo padrone sull'orlo della botola; allungò il collo, allungò il muso, si spinse tutto innanzi tendendo la corda, che scricchiolò sull'anello e parve vicina a spezzarsi, fiutò lungamente, sfiorò col muso la provvista appetitosa, e riuscì ad afferrare colla punta delle labbra un torso di cavolo.
Guardò il carro della rigovernatura che usciva lento e cigolando dal cortile, ed a piedi del sedile, raggomitolato come un cencio, il solo ragazzo che non gli aveva mai fatto alcun male, che non gli aveva mai tirata la coda. Scosse le orecchie, poi addentò beatamente quel torsolo bianco e succoso, vero cibo da ciuco malato, che non gli sarebbe toccato di certo, se quel ragazzo, cadendo dal carro, non avesse fatto accorrere l'ortolano lontano da' suoi averi. E, se mai gli asini pensano, dovette pensare che la provvidenza è grande.