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Mi passò accanto senza guardarmi ed entrò in casa. Più tardi però uscì, e venne a vedermi, e mi accarezzò. Ma erano carezze distratte. Il suo cuore non era più là. Le olezzai contro tutto il mio profumo per consolarla. Ella lo accolse colla stessa indifferenza con cui s'era ricordata del canarino.
Passò un mese senza che udissi la sua voce intonare una canzone. Non la vidi mai sorridere. Passeggiava lenta, solitaria, silenziosa, e spesso aveva gli occhi rossi e gonfiati.
Piangeva? E perchè? Avrei voluto saperlo, ed avrei dato fin l'ultimo atomo d'essenza che poteva esalare dalla mia corolla per risparmiarle una pena.
Anche il signor Botanico avrebbe voluto saperlo, ed avrebbe dato fin il suo quarto di luna per risparmiarle una pena. Ma non riusciva neppur lui a capirne nulla e gemeva tristamente in tuono di dolore il suo piccolo crescendo:
«Uhm! Uhm! Uhm!
* * *
Un giorno erano tutti seduti dinanzi a me sotto la gradinata della sala da pranzo. Tutti non erano molti. Il signor Botanico, la vecchia zia e Dora.