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Il domani tutti gli invitati partirono. Anche la bella signora dai pizzi, dai brillanti, dai colloqui civettuoli e segreti.
Franco solo, come parente della famiglia, rimase.
— Resti con noi, Franco? domandò la zia.
— Sì. Dora mi ha promesso una gemma del suo arancio. Mi fermo per staccarla, e per piantarla. Ed offerse il braccio alla cuginetta, e la trasse presso il mio vaso.
— Sa perchè non sono partito? le domandò colla sua bella voce di petto. Lo sai Dora?
A quell’ultima parola che le dava del tu, Dora ebbe un sussulto che la scosse tutta. Per un sentimento di decoro volle allontanarsi, ma non ebbe il coraggio. Si lasciò cadere come nella notte sul mio vaso, e si nascose il volto tra le mani.
Franco sedette egli pure, e le mormorò:
— Non sono partito perchè ti voglio bene; e perchè so che tu pure mi vuoi bene.
— Oh, Franco! esclamò Dora singhiozzando. Questa notte non era a me che volevi bene.
— Sì, Dora, sempre. Ebbi un momento di debolezza, ma volevo bene a te sola.