Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/100

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di esporsi francamente alle calunnie con apparenze accusatrici.

L’amore aveva tanto osservato, compulsato, ragionato intorno a lei, che si era fatto uggioso come un vecchio pedante; ed ella sentiva il bisogno di rimettergli la benda tradizionale, di restituirgli le sue ali svolazzanti, la sua giovanile cecità. Era un errore, povera donna; ma e l’altro? Tutti gli eccessi conducono all’errore.

Le domandai dov’era stata.

— Oh mio Dio; non mi ci fate pensare Max. Sono stata all’agenzia a firmare la scrittura per Reggio di Emilia. Parto domani.

Il mio amore, che si stava addormentando dinanzi alla sua facile ammirazione, alla sicurezza del suo affetto, si ridestò d’un tratto a quell’annuncio. Separarci, perderla, vedere lo spazio frapporsi come ostacolo tra noi; tuttociò riponeva Fulvia nel novero della aspirazioni, ne rifaceva un frutto proibito; e come tale sentii d’adorarla, mi afflissi della sua partenza, cercai di oppormivi, di protrarla. Ed il suo povero cuore di donna, già addolorato da quella separazione, si abbandonò al suo dolore, e pianse. Io cercai di consolarla; ma le mie parole quanto più erano affettuose, tanto più aumentavano la sua commozione, le sue lagrime. Ed il suo pianto diveniva angoscioso e convulso.