Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/196

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«Non fu un’idea fuggevole, un pretesto a cui mi fossi aggrappata per allontanarmi da quella casa piena di dolorosi, di strazianti ricordi. Era un bisogno istintivo della mia anima, che si rivelava istintivamente, dinanzi alla squallida prospettiva d’una vita senz’affetti.

«Perchè realmente avevo ancora una vita dinanzi a me. Ero giovane, ero forte; e le lunghe sofferenze morali non avevano punto alterata la mia salute, non avevano forse neppure accorciata d’un giorno la mia esistenza.

«Ero dimagrata, perchè, tutta assorta ne’ miei dolori, avevo respinto il cibo ed il sonno, avevo faticato giorno e notte. Avevo il sistema nervoso eccitato, perchè mi ero lasciata indebolire.

«Ma senza queste cause materiali e dirette, c’era in me tanta robustezza da sopportare il dolore morale sotto tutte le sue forme, da provarlo in tutta la sua intensità senza soccombere.

«Questo io lo sentivo con un senso di vero sgomento. Sentivo in me tanta potenza di vita, e mi domandavo: «Che farne?»

«La sera stessa mi misi al pianoforte; passai una quantità di musica. Dalle più vaporose fantasie nordiche, alle più soavi melodie italiane, andai cercando con ansia un’emozione.

«E ne trovai; e piansi. Ma non erano emozioni