Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/222

Da Wikisource.

— 216 —

Ed io in quel momento ci avevo un incendio!

«Non fu una commedia, vedete. Sapete pure che io non mento. Allora volevo realmente morire. Non speravo più che l’amore potesse farmi rivivere, ed adorare la vita. Oh come sono, come voglio essere felice!

«Avevo il freddo nel cuore, ed ero decisa a morire. Ma per verità la mia inesperienza m’aveva fatto credere la cosa più facile che non fosse in realtà. Trovai a Chamounix un capo delle guide, a cui le guide ch’egli mi assegnò si resero in certo modo responsabili della mia persona. Poi delle corde, catena inesorabile di sicurezza, con cui debbono legarsi insieme guide e viaggiatori nei punti in cui il suolo è più pericoloso.

«Ad ogni modo, pensavo che troverei sempre una gola spalancata, o quanto meno un ripido declivio per lasciarmi precipitare in un momento di libertà. Le stesse cautele mi guarentivano la certezza dei pericoli. Soltanto decisi di compiere l’ascensione, di godere ancora quell’ultimo solenne spettacolo, e di studiare la via, di scegliere coraggiosamente il mio punto, e di lasciarmi precipitare soltanto nella discesa, quando mi fossi ben accertata che la caduta sarebbe mortale.

«Nulla mi spaventava di più che l’idea d’esser rialzata, mezzo gelata, colle gambe rotte, per passare