Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/33

Da Wikisource.

— 27 —

— Ma perchè? Cosa le aveva fatto?

— Nulla: si ricorda che lei mi aveva chiesto il primo ballo per star seduti vicini, a veder le tolette? Allora Giorgio andò ad invitare un’altra signora, e volle spiegare ai miei occhi tutte le sue grazie.

Mio Dio! Non l’avesse mai fatto! Non ha mai osservato come è ridicolo un uomo serio nella danza? E per colmo di sciagura, ballava bene! Che orrore! Era così volgare, così volgare... mi fece un’impressione terribile... Mi fece ridere.

— Ma è una follia. Potrà cancellarsi quell’impressione. Giorgio non ballerà più, e sarà tutto dimenticato.

— No. Da quel giorno quel principio di simpatia svanì. Giorgio ha sentito il contraccolpo della mia freddezza. Egli è cortese sempre, ma è tutto mutato per me. Però siamo sempre buoni amici.

— Ah! lei è una fanciulla terribile, Fulvia. Povero Giorgio! Povero Giorgio! Egli che va superbo di ballar così bene!

Mi accorsi che accompagnavo quest’esclamazione col più giocondo riso.

Ne rimasi atterrito. E pensai: Amerei forse questa pazza giovane che respinge da sè un nobile cuore, come un cencio, perchè l’uomo che glielo consacra balla troppo bene?

Quando stavamo per entrare in città, le dissi:

— Lei è una donna molto simpatica, ma molto strana.