Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/65

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Ella lo lesse, poi me lo rese in silenzio. Più discreta di me, non pronunciò il nome della povera donna che aveva traditi i suoi doveri per me. — L’indovinò forse? O lo conosceva?

Seppi più tardi che lo conosceva. E che nel suo animo, in cui m’aveva posto tanto alto, non entrò neppure il sospetto che quell’atto mi fosse inspirato dalla stupida vanità di far pompa d’una mia conquista. — Comprese il muto linguaggio ch’io le parlavo dandole quella carta: — Io ho rotto dei legami che duravano da anni per amor di voi; non farete voi altrettanto per me? — Così mi comprese e fu nel vero. Una donna sinceramente innamorata, legge chiaramente nel cuore dell’uomo che ama, e non s’inganna mai.

Ci rimettemmo a discorrere, mesti entrambi, parlando di lei, di me, dei nostri vincoli che ci trascinavano per vie disparate. — Non so a qual proposito venni a dire ch’io non avrei potuto legarmi in matrimonio, che codesta idea mi faceva spavento. È una fanfaronata che tutti i giovani si credono in obbligo di fare. Ed io dicevo come gli altri, senza che ci fosse grande verità nelle mie parole. E poco dopo le domandai:

— Ma perchè non potreste sciogliervi dalla promessa con quel fidanzato, dacchè non l’amate?

— È un bravo giovane, un nobile cuore, mi ama...