Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/79

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«Poi lo sentii voltarsi verso il piano, tentare qualche accordo incerto; rimanere pensoso come in cerca d’un pezzo di cui il lungo abbandono gli avesse fatte dimenticare le note; e finalmente cominciare con esitazione, e quindi procedere con sicurezza la grande aria del soprano nella Sonnambula, poi il duetto tra soprano e tenore nella Lucia, e chiudere quel piccolo concerto coll’aria del tenore ed il duetto d’amore della Jone. Tutta musica affatto contraria ai suoi gusti.

«Quella concessione fatta a’ miei gusti sentimentali era una muta scusa ch’egli mi rivolgeva. Io lo compresi e ne apprezzai la delicatezza.

«In quel momento il congegno ad ingranaggi e ruote che mi ero figurato nel petto del mio maestro, scomparve, e vidi un cuore caldo e sensibile palpitare sotto l’eleganza della sua toletta.

«Non piangevo più, non pensavo più alla mia umiliazione. Un altro ordine d’idee mi preoccupava lo spirito.

«— Quel giovane cuore era egli rimasto freddo fin allora accanto a me?

Quello sfoggio di melodia, un minuto dopo averla condannata, era un semplice atto di delicata condiscendenza? O era una dimostrazione di simpatia?

«Intanto, sebbene non piangessi più, continuavo a starmene nello stesso atteggiamento, col volto na-