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— A me non importa, sai, che ti mariti prima tu, che sei la minore. Maritati pure. Pensa, se voglio farti perdere una fortuna...
Io parlavo più volentieri di lui:
— Chissà se mi vedeva per la prima volta quella sera in teatro, o se mi aveva già osservata prima!
E fra me stessa, senza osare dirlo a mia sorella, pensavo che forse era innamorato di me.
Quanto a me, mi sentivo innamorata di lui, ignoto com’era. Amavo l’innamorato, ed il fatto d’avere un innamorato, che mi dava importanza a’ miei propri occhi. Dunque potevo essere desiderata e sposata, come le signorine eleganti educate in collegio.
M’ero sentita tanto avvilita, dal mio vestire grottesco, e dalle nostre abitudini eccezionali, che quell’amore mi consolava, e m’insuperbiva come una riabilitazione.
Le cugine vennero alla metà della settimana, a fare il famoso invito per la passeg-