Pagina:Tozzi - Con gli occhi chiusi, Milano, 1919.djvu/123

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le opinioni relative ai loro lavori campestri; attenti quando il padrone, andato a vedere le vacche, tornasse.

Pietro stava in mezzo a loro, divertendosi a vederli masticare: qualcuno, per non sprecare le briciole, arrovesciava indietro la testa, e si metteva in bocca il pane con il palmo della mano.

Carlo era un uomo grasso e robusto, quantunque l'inverno soffrisse di doglie alle gambe. La sua camicia di lino grosso era sempre la più pulita. Ma puzzava di concio; e il fiato gli sapeva d'aglio e di cipolle, di cui era ghiottissimo: ad ogni morso, guardava i segni dei denti nel pane.

Il castrino, stimandolo da più degli altri, prima d'andarsene, gli mostrò tutti i soldi riscossi:

— Li vedi? Son come noi uomini: chi è fatto in un modo e chi in un altro. Questo è stato battuto con il martello, e a pena si conosce com'è. Quest'altro è piegato, come se uno è zoppo; quest'altro lo volevano bucare, come se tu dai una coltellata a qualcuno o la danno a te; e questo è consumato tanto che pesa metà: è un povero come me; e me lo beverò per il primo, perchè non mi ci faccia pensare. A rivederci.

Sputò e bestemmiò.

Carlo a pena gli rispose. Poi disse, quando non poteva più essere udito da lui: