Pagina:Tozzi - Con gli occhi chiusi, Milano, 1919.djvu/160

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muri bagnati, annerendo le pietre delle strade che sembrano rappezzature.

Il padre, parlando, gli produceva una malinconia invidiosa: e si allontanava per non udirlo, per non vederlo; con un brivido. Perchè nessuna parola era proprio per lui? Perchè lo trattavano come se lo tollerassero, anche ora? Perchè tentare invano di essere come gli altri? Come erano fatti gli altri?

Ripensava ai compagni di Firenze, ad uno per volta. E perchè loro, forse, non lo ricordavano nè meno?

Da quanto tempo era morta la mamma? Gli, parevano cento anni. E tutte le cose s’erano svolte senza bisogno di lui; a sua insaputa.

I suoi occhi, che avevano una mansuetudine mistica, contrastavano con le linee magre e sfuggenti del volto; sì che subito se ne notava la differenza.

Aveva quelle indefinitezze profonde e persistenti, senza nome e senza meta; che lasciano una traccia anche quando sono passate, come si vede se è passata l’acqua su la rena.

Credutosi inferiore ai suoi amici di Siena, ora conosceva lo sbaglio acre; che poteva aver conseguenze anche nell’avvenire simile ad un’espiazione arida.

Ma perchè aveva sperato di poter doventare un pittore? Che significava quel tentativo inutile, dinanzi al suo amor proprio?