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Pagina:Tozzi - Con gli occhi chiusi, Milano, 1919.djvu/165

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E dette un'occhiata a Carlo, che rideva.

Ma Giacco buttò via la zappa, e gridò:

— Io camperò più di te: mettitelo bene in mente. Vedi questa povera bestia? Aveva il cuore più buono del tuo!

— Io non ho voluto alludere a te.

— E a chi, dunque? Il cervello l'ho debole ora, ma la ragione l'ho sempre....

Carlo, allora, cominciò a bestemmiare e a pigliarsela con il cane:

— Non poteva campare? La fatica per la buca non ci sarebbe stata; e nè meno questa questione. Bada se per una carogna ci si deve offendere!

Egli fingeva d'essere arrabbiato; ma invece, aveva piacere che, senza compromettersi lui, Giacco facesse il viso bianco a quel modo. E Giacco guardava il cane, stando attento che gli altri non lo pestassero per sbadataggine e per dispetto.

Masa, venuta a vederlo metterlo sottoterra, si fermò un poco distante dalla buca; senza smettere di mangiare, sebbene si sentisse agitata. Quand'ebbero finito, si picchiò il ventre con un pugno, e disse:

— Se mangio dell'altro, le budella mi fanno gomìcciolo in corpo.

Giacco alzò la testa e la guardò:

— Vorrei ridere, allora! Piuttosto va' alle tue faccende. Creperesti prima di smettere! Lo capisci che mi fai rabbia?