Pagina:Tozzi - Con gli occhi chiusi, Milano, 1919.djvu/173

Da Wikisource.

— 161 —

lando: ogni fronda, ristrettasi accostando insieme le foglie, quando si riapre per tutto il bosco è un tremolìo che s’attenua, accompagnato da qualche suono, che sbalza da un punto all’altro, flebile e melodioso. I ramicelli si schiantano, le foglie sbattono su le pietraie; gli uccelli volano qua e là come portati dal vento.

Nel temporale tutte le quercì si piegano insieme, con sforzo, per abbassarsi. Le nuvole si fermano sopra, quasi si mettessero a guardare; e par che nè meno il vento riesca a smuoverle.

Talvolta sono immobili le querci, e allora le nuvole passano.

La strada, dopo il villaggio, si volge a gomito, in salita, come una fetta bianca tra due spianatine di verde; poi, all’improvviso e dritta, precipita per più di un chilometro, tagliata tra i macigni; e allora si vede giù tutta la Castellina.

E in quel punto, a destra, seguitano altre colline poco più alte. Mentre, a sinistra, sono sempre più basse fino alle pianure della Val d’Elsa; con i paesi che sembrano piccole macie; poi cominciano la Montagnola e Montemaggio; e dietro a loro si stendono altre file di monti, che a vederli di lassù sono uguali alle nuvole lontane.

Ci si imbatte, quasi sempre, in un branco di pecore, che attraversano lo spazio dove

F. Tozzi. Con gli occhi chiusi. 11