Pagina:Tozzi - Con gli occhi chiusi, Milano, 1919.djvu/175

Da Wikisource.

— 163 —


— Andrebbero messi in prigione, non è vero? Ai nostri tempi, queste stupidaggini non c’erano.

E rideva spalancando tanto la bocca che si vedeva tutto il solco della lingua a punta; una lingua aguzzata con il coltello.

A mezzogiorno, quando il sole troppo caldo aumentava il silenzio, egli, con l’orologio in mano, aspettava che le campane suonassero:

— Tu che ora hai?

Le campane si muovevano; tutti si alzavano come sorpresi: quasi avessero dovuto cambiar di posto anche le muraglie. Le botteghe erano chiuse ad un tratto. E coloro che abitavano fuori del paese si avviavano a mangiare; indugiandosi, però, al sole; come i cani che scodinzolavano a tutti.

La metà superiore della torre era dentro alla luce, e pareva dovesse consumarsi come una fiamma.

Quando le campane tacevano, se ne udiva una lontana sperduta tra le boscaglie; che continuava a cantare per conto proprio, mescolando il suono con i campani dei greggi.

Una ragazza, venuta da un altro paese vicino e conosciuto, si porta sempre con sè tutti i pregiudizi con le simpatie e le ostilità che quello ha. Ora, a Ghìsola, s’erano aggiunte molte dicerie; che facevano ridere.

Il prete, avvertito certo da quell’altro di