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Pagina:Tozzi - Con gli occhi chiusi, Milano, 1919.djvu/235

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Sono io stesso che te lo dico, perchè ti voglio bene.

Ma ella, con la carne imbevuta di voluttà, come una spugna d'olio, entrò in un'altra stanza, chiudendosi l'uscio dietro. Ricomparve quasi subito, mentr'egli non sapeva più se aspettarla o andarsene. Egli le disse, con voce quasi piagnucolosa, imitando la sua:

— Staremo insieme in seguito. Ora facciamo questo sacrificio. Dobbiamo.

La scosse, tenendola per la vita:

— Rispondi.

Ghìsola nascose il volto nel grembiule, fingendosi di un candore così naturale che avrebbe ingannato chiunque.

— Perchè ti nascondi? Non ti nascondere. Non voglio.

Scesero, tenendo le mani intrecciate; e siccome ella aveva un'aria timida e pudica, egli n'ebbe compassione, e gli parve impossibile d'essere stato capace di rimproverarla.

In fondo alle scale, Ghìsola si appoggiò alla soglia. Egli mise un piede nella strada, ed attese qualche parola; ma siccome sembrava che a lui non ci pensasse nè meno più, non le disse altro, e s'avviò a passi lenti fuori del paese; e più d'una volta avrebbe voluto tornare a dietro.

Ghìsola si riscosse, e guardò nel posto dov'egli era stato; e con le mani, che teneva