Pagina:Tozzi - Con gli occhi chiusi, Milano, 1919.djvu/245

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rono; e, questa volta, peggio, perchè l'amore per Ghìsola cresceva sempre. Tutte le altre cose non lasciavano traccia, come se non lo riguardassero nè meno.

Sentiva d'esser caduto dentro un vuoto, dal quale non sarebbe più uscito. Ma doveva incolparne Ghìsola? No: soltanto sè stesso; anzi, si credette perduto dinanzi a lei. Ma pensava, ogni mattina, destandosi: «Se non ci fosse Ghìsola, io mi ucciderei!». E vedeva ritrarsi tutta la tranquillità morale, a cui s'era soltanto avvicinato.



Domenico non manifestò subito l'impazienza che aveva di veder Pietro occuparsi degli affari. Ma come le conversazioni doventavano di quell'affabilità affettata, che cela in sè gli scoppi della collera, così anche evitarono di parlarsi. Tutti tenevano dalla parte del Rosi, e si aspettavano una leticata. Pietro lo capì, fingendo di non accorgersi di quello che pensasse suo padre quando lo guardava quasi di sfuggita.

Domenico talvolta si stimava un uomo semplice e rozzo dinanzi a un raffinato ed un cattivo. E allora temeva d'averne la peggio.

Che cosa erano valsi i lunghi sforzi, di cui aveva riempito tutta la vita? Morendo, non avrebbe consegnato al figliolo ciò che aveva