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con i ginocchi appuntati sotto il cassetto. Gli pareva impossibile che tutte le cose si disinteressassero di lui; mentre la sua memoria sensuale gli produceva una sovreccitazione inebriante.
Si commoveva, dunque, d’esser destinato soltanto a soffrire: «Perchè io non posso vedere Ghìsola? Nessuno è costretto come me a rinunciare a tutto. E nessuno se ne immischia. Non so spiegarmi come agli altri sia possibile avere qualche occupazione ch’io non avrò mai: il vetturino frusta il cavallo per far più presto; gli spazzini annaffiano».
Ma evitava d’entrare nella bottega, fino all’ora del pranzo. E doveva aspettare il momento opportuno, perchè anche il cuoco non gli rispondesse male; accontentandosi di quello che gli davano, e prendendo da sè stesso il pane e le posate nella dispensa.
Egli che aveva amato idealmente gli altri, provava ora uno struggimento amaro. Ma c’era caso che suo padre gli dicesse:
— Non stare nel mezzo, mentre passano i camerieri. Tu non lavori!
Poi esciva di bottega, perchè non volesse obbligarlo a lavorare. «È possibile ch’io sia costretto a correre dal pizzicagnolo, a comprare il formaggio? Oppure a prendere una sporta e farla riempire di pane? Oppure di-