Pagina:Tozzi - Giovani, Treves, 1920.djvu/114

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una recita cinematografica 107


sera, il buio lo rattrista come se egli doventasse cieco. Le persiane che si chiudono, i lumi che si accendono gli mettono un’ansia insopportabile; che gli cessa soltanto quando rientra nella sua camera; dove il padrone di casa gli tiene una lampadina, che pare un nodo rosso che non si può più accendere. Fuori, almeno, se alza gli occhi, vede un’altra strada di stelle su nel cielo, dove forse camminerebbe meglio che in Via dei Greci. Una strada che egli vorrebbe conoscere, come se un giorno ci dovesse passare; per non tornare mai più. Che silenzio ci deve essere! Gli pare di starci; e, se non lo distrae qualcuno che passa, urtandolo, egli non ricorda più nè meno dove si trova. Se bastasse risolare le scarpe per salire lassù! Ci vogliono gambe e piedi buoni! E perchè non gli dovrebbe riuscire ad andarci? Forse non c’è nè meno bisogno di mettersi il pane in tasca; ed egli camminerà tanto, senza stancarsi, che alla fine il suo desiderio sarà appagato. Non basta fare tanti passi per quante martellate ha dato su le suola? Peccato che non le abbia contate! Vorrebbe farne la somma. Ma egli ha paura di non poter continuare a vivere in quel