Pagina:Tozzi - Giovani, Treves, 1920.djvu/144

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una amico 137


vidioso degli altri. Qualunque cosa che dicessi o facessi, lo Scali trovava sempre da criticarla; e, perciò, non andavamo quasi mai d’accordo. Non mi dava mai ragione; e, quando mi ascoltava, aveva sempre un sorriso che mi mandava via la voglia di parlargli. E pure facevo di tutto, perchè alla fine smettesse di non stimarmi; e, sopra tutto, di mostrarsi così con me quando c’erano anche gli altri. Si piccava di essere un canzonatore; ma non ci riesci va; quantunque, dopo aver parlato con lui, non avessi più dentro di me quella fiducia ingenua che hanno tutti i giovani.

Egli cercava di saper fare tutto meglio, di me: se non ne era stato capace, diceva in presenza degli altri, senza più rivolgersi a me:

— Badiamo di non credere che gli succederà così anche un’altra volta!

E poi non mi diceva più una parola; mettendosi a parlare di altre cose, con una disinvoltura sprezzante, dandomi occhiate dì compatimento.

Dopo la scuola, non esciva mai; restava in casa a studiare, oppure aiutava il padre quando il teatro era aperto.