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i butteri di maccarese 221


tina quasi tutti i «caporali», ch’erano minacciati e provocati ogni volta che si facevano vedere, sparirono; e si rifugiarono, in attesa che passasse il pericolo, nella torre di Maccarese, di fianco tra il mare e la pineta.

La torre, benchè intonacata di bianco, era tetra come se fosse stata di nero. E una rosa arrampicata su per il muro, insieme con gli scalini della loggia esterna, pareva una ghirlanda mortuaria.

Quando i mietitori se n’accorsero, smisero di lavorare; e decisero di scovare i «caporali». Ma, non sapendo dove fossero e credendoli protetti dagli amministratori di Maccarese, cominciarono a tumultuare; avviandosi, senza nessuno scopo, a Castel San Giorgio; alla villa dei Principi Rospigliosi.

I butteri, una ventina, avevamo l’incarico di vigilare la mietitura. Mangiavano e dormivano a quella torre, ma non volevano immischiarsi nella questione: ci dovevano pensare gli amministratori. Erano tutti dai trent’anni ai cinquanta: gli anziani un poco ventruti e grassi, con gli anelli d’oro alle dite e qualcuno anche agli orecchi. Essi avevano le proprie famiglie