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Pagina:Tozzi - Giovani, Treves, 1920.djvu/256

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l’ombra della giovinezza 249


Orazio seguitò a camminare ed entrò in casa. Ed allora ci fu tra loro una di quelle liti che nascono da una parola ad un’altra; e sembrano senza nessuna causa. Ma Orazio voleva ancora sentire nell’animo la dolcezza di amare; e dopo aver bestemmiato a voce alta, si chiuse in un’altra stanza.

Egli sentiva come un vento impetuoso contro la sua anima. Perchè invece di tenere testa al fratello, era quasi scappato per sentire meglio, in silenzio, la sua ira quasi allegra?

Riescì subito di camera, come se avesse commesso una viltà, che poteva essere intesa male, e andò dove lo aveva lasciato. Si sentiva non soltanto forte, ma anche capace di picchiarlo come avrebbe dovuto fare subito. Si fermò a qualche passo da lui; e, prima che si voltasse, gli disse:

— Perchè tu pensi che io non ti conosca abbastanza? Nostro padre non hai mai fatto niente, quand’era il tempo, perchè non crescessimo l’uno contro l’altra per una diffidenza che ormai è più forte di noi.

Poi tacque, domandandosi se non aveva parlato troppo; ma gli accadeva sempre così, e an-