Vai al contenuto

Pagina:Tozzi - Giovani, Treves, 1920.djvu/268

Da Wikisource.

l’ombra della giovinezza 261


venisse da piangere; e chiamò la serva perchè stesse a discorrere con lui: per distrarsi. Ma tuttavia, gli pareva di commettere una cosa troppo cattiva, quasi abbominevole; e gli pareva che dopo qualche giorno avrebbe saputo che Marsilia si sarebbe ammalata dal dispiacere. Perchè averla ingannata a quel modo? Ella sola aveva dimostrato di saperlo capire; e anche se lo sposava perchè era più ricco di lei, non ci vedeva nulla di male. Livio era cattivo e prepotente. Ma provava quasi piacere a subire quella cattiveria, che quasi lo affascinava. In fondo, s’egli da sè non era capace a spiccicarsi quella ragazza, si divertiva a sapere che per lui c’era suo fratello. Andò nei tinaio, a veder pigiare i tini; e fu così allegro da mettersi a scherzare. Era una di quelle giornate quando sembra che la luce riesca ad essere quel che sono i campi e tutte le cose; anche il nostro viso e le nostre mani; con una dolcezza profonda e tiepida. Quando tutti i campi e tutte le cose hanno un silenzio, di cui ci sì ricorda per lungo tempo.

Livio era impaziente di parlare alla fidanzata di Orazio. Egli provava piacere a sferzare il