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Pagina:Tozzi - Giovani, Treves, 1920.djvu/46

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pittori 39


— E dove dipingi? — chiese il Bichi, mentre il Materozzi, tossendo, aveva appoggiato i gomiti alla finestra e guardava due vecchie contadine che stendevano i cenci del bucato a un filo di ferro che, legato a un ramo del fico, lo faceva muovere.

— In quest’altra stanza — rispose Don Vincenzo.

Gli piaceva parlare, quando poteva, sottovoce; e, molte volte, a cenni; lesto lesto; per non impiegare troppo tempo e così restare zitto.

Era una stanza, quasi vuota, con due finestre; senza mobili. C’era un’apertura rotonda, a occhio, chiusa con uno sportellino; da dove si poteva sbirciare entro la chiesa.

— Vieni a vedere quel che dipingo.

E portò il Bichi, prendendolo confidenzialmente per una manica, dinanzi a un cavalletto.

Don Vincenzo aveva finito di dipingere, per un ciborio dorato, un agnello che teneva la bandierina tra le zampe e appoggiata al collo; sopra la quale era scritto a lettere rosse: Ecce Agnus Dei. L’agnello era malfatto e aveva gli occhi fuori di posto; e la cima del muso troppo vermiglia.