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il crocifisso 67

pure, vicino al mare, si vede un turchino incerto e lutulento che la mattina luccica e la sera doventa nero sopra i macigni e i sassi.

Ma un fiume più nero di tutti attraversa la pianura sconfinata; ed è così nero che anche la notte i nostri occhi lo vedrebbero di lontano. Dove egli passa, fa nascere, invece che pioppi, un fogliame greve e fitto che sarebbe impossibile attraversarlo. È l’estate tutta nera, fatta di tenebre calde invece che di sole. Con temporali così avviluppati da nebbie e da nuvole che passano sopra il fiume quasi silenziosi.

E anche nell’ora che il buio è più fitto, il fiume è visibilissimo.

Pensavo queste cose un pomeriggio domenicale, mentre ero appoggiato all’argine del Tevere, nel punto più sudicio e più deserto. Io guardavo una fila di case quasi tagliate nel mezzo, perchè avevano buttato giù due o tre strade. Si vedevano le stanze, luride, con i loro colori sbiaditi e ricolati giù per i muri di fuori. Ciuffi d’erba erano nati nei punti più pieni di calcina: quell’erba senza fiori, lucida, che fa ribrezzo; e che nessun animale mangia.

Ed ecco perchè pensavo queste cose. Vicino