Pagina:Tra le sollecitudini (Roma 1903).djvu/4

Da Wikisource.
 
— 2 —
 



convenienza di non offrire al Signore, se non cose per sè buone, e dove torni possibile, eccellenti, si riconoscerà subito, che le prescrizioni della Chiesa a riguardo della musica sacra non sono che l’immediata applicazione di quei due principî fondamentali. Quando il clero ed i maestri di cappella ne siano penetrati, la buona musica sacra rifiorisce spontaneamente, come si è osservato e di continuo si osserva in gran numero di luoghi; quando invece quei principî si trascurano, non bastano nè preghiere, nè ammonizioni, nè ordini severi e ripetuti, nè minacce di pene canoniche a far sì, che nulla si cangi: tanto la passione, e se non questo, una vergognosa ed inescusabile ignoranza trova modo di eludere la volontà della Chiesa e di continuare per anni ed anni nel medesimo biasimevole stato di cose.

Tale prontezza di volontà Ci promettiamo in modo particolarissimo dal clero e dai fedeli di questa Nostra diletta Città di Roma, centro del cristianesimo e sede della suprema Autorità della Chiesa. Sembra invero che niuno dovrebbe sentir meglio l’influsso della Nostra parola, quanto coloro che direttamente l’ascoltano dalla bocca Nostra, e che l’esempio di amorosa e filiale sommessione ai Nostri inviti paterni da niun altro dovrebbe esser dato con maggiore sollecitudine, quanto dalla prima e più nobile porzione del gregge di Cristo, che è la Chiesa di Roma, specialmente commessa alla Nostra cura pastorale di Vescovo. S’aggiunga che tale esempio dev’essere dato al cospetto del mondo tutto. Da ogni parte qua vengono