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Pagina:Tragedie, inni sacri e odi.djvu/358

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328 inni sacri

Che diè la penna all'aquila,
     Che sul tuo nobil viso
     Scrisse il pensier, che ai bamboli
     Diè l’inetrabil riso,
     Che di sua man fra l’opere
     Invan cercando vai,
     Quel che adorar non sai
     Ma che ti senti in cor;

È un solo: è fuor dei secoli,
     Generator perenne;
     È Verbo eterno, è Spirito
     Che oggi a salvar ti venne.
     A Lui dall’empio immagini
     La terra alfin ritorni;
     E voi cho aprito i giorni
     Di più felice età,.....


Dopo il verso Nel suo dolo pensò?..., ripigliava:

Dalle infeconde lagrime
     Una speranza è nata,
     Che sugli erbosi [sui deserti] tumuli
     Siede pensosa [tranquilla] e guata,
     E alzando il dito, al vigilo
     Pensiero un calle [segno] accenna,
     Che l’immortal sua penna
     Tutto varcar [Oltrepassar] non può.

Oh vieni ancora, o fervido
     Spiro, nei nostri seni;
     Odi, o pietoso, i cantici
     Che ti ripeton: Vieni!
     A te la fredda Vistola,
     A te risuona il Tebro,
     A te la Senna e l’Ebro,
     E il Sannon mesto a te.