Pagina:Tragedie, inni sacri e odi.djvu/429

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l’ira d’apollo 399

     D’uomo a sfidar non pavido
     30Tutti gli Dei, tutte le Dee del cielo:
     E l’audacia di lui resta impunita?
     Pera l’empia città che il lascia in vita.»

«Deh! per Leucotoe» io dissi, «e per Giacinto,
     Per la gentil Coronide,
     35Per quella Dafne sovra ogni altra amata,
     De la cui spoglia verde il capo hai cinto,
     Poni lo sdegno orribile,
     Frena la furia de la destra irata:
     Pensa, o signor di Delfo, almo Sminteo,
     40Che, se enorme è la colpa, un solo è il reo.

Un solo ha fatto ai Numi vostri insulto,
     Spinto da l’atre Eumenidi;
     Egli è il solo fra noi che non v’adora;
     Non obliar per lui degli altri il culto:
     45Vedi l’are che fumano,
     Vedi il popolo pio che a voi le infiora,
     Ascolta i preghi, odi l’umìl saluto,
     Che il Cordusio ti manda e il Bottonuto.

Tutto è pieno di voi. Qual rio cultore,
     50Non invocata Cerere,
     I semi affida a l’immortal Tellure?
     Ad ardua impresa chi rivolge il core,
     Se a la Cortina delfica
     Il vel non tenta de le sorti oscure?
     55Quale è il nocchier che sciolga al vento i lini
     Pria di far sacrificio ai Dei marini?

Voi, se Fortuna a noi concede il crine
     O volge il calvo, amabile
     E perenne argomento ai canti nostri.
     60Così le greche genti e le latine
     Voi regnator cantavano
     E degli olimpi e dei tartarei chiostri.
     E, noi che in voi crediamo al par di loro,
     Non sacreremo a voi le cetre d’oro?