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manzoni inedito 491

MANZONI MALTRATTATO



Maltrattato, dichiaro subito, non già dai critici1. Chè anzi, dopo qualche decennio di aberrazioni, la critica ora è tornata sulla retta via, o s’è rifatta riverente e ossequiosa dinanzi alla mirabile e complessa opera manzoniana. Per ragioni, e con pretesti, che qui non è il caso di ricercare e rilevare, il coro dei critici minori, di quelli che aspettano l’intonazione dal corifeo per poi strillare e stonare a loro agio, era stato preso, nel trentennio cui accennavo, dalla manìa di quel tale ateniese, illustre ma ignoto, che votò l’espulsione di Aristide pel solo grosso motivo ch’egli era stufo di sentirlo continuamente proclamare «il giusto». Appunto: anche il Manzoni era venuto a noia presso certa gente, perchè il culto di che altri lo circondava era trasceso fino al feticismo; e nelle scuole (son tanto dannose le scuole al buon nome degli autori che vi son prescelti a tormentare gli adolescenti!) s’era giunti a pretendere che gli scolaretti ripetessero per filo e per segno le avventure di Renzo e di don Rodrigo, e recitassero, insieme con la Vispa Teresa, il Cinque maggio e la Pentecoste! Ho conosciuto un ragazzetto, precocissimo recitatore dell’Eifù, il quale interpretava che Napoleone «si nomò Due Tètoli»!2 Ma è bastato mettere un

  1. Questo scritto comparve la prima volta nel Corriere della Sera del 4 febbraio 1911.
  2. Ohimè, quanta tristezza! Questo «ragazzetto», di mento elettissima e cuore d’eroe, divonno presto uno studioso di magnifiche promesse. Ma nel fiore della vita e delle speranze, a 32 anni, quando aveva già dato molto alla scienza (insegnava Embriologia comparata nell’Università di Napoli) e assai più prometteva di darle, il 19 settembre del 1918, alla vigilia della grande agognata vittoria delle nostre armi, cadde