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PROMETEO LEGATO 235

madre di creature terribili e mostruose, teatro di spettacoli sublimi, e di terribili sconvolgimenti, evocati con tanta potenza nei versi meravigliosi che chiudono il Prometeo legato.

Queste profonde suggestioni ispirarono ad Eschilo la visione scenica del Prometeo, e non già la superficiale aspirazione ad una scenografia spettacolosa (Christ). Anche qui, la rappresentazione d’un mito speciale, legato ad un tempo e ad un popolo, trascende alla lucida evocazione d’una vita primitiva, orrida e prodigiosa, il cui ricordo e il raccapriccio dormono nei piú segreti anfratti della nostra sensibilità nervosa. Il Prometeo tocca quella sensibilità, risuscita quei ricordi. Perciò ha sui nostri spiriti un effetto veramente magico.

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La vivace pittura dell’eruzione dell’Etna sembra provare con certezza che il Prometeo sia posteriore al 475. Fissare una data precisa, non è però possibile. È notevole la scarsità della parte corale; e si è pensato che sia dovuta ad una riduzione, forse effettuata per alleggerire la esecuzione dinanzi a un pubblico, forse il siciliano, meno disposto di quello d’Atene a udire i lunghissimi brani cantati. L’ipotesi è tutt’altro che inverosimile. Certo, questa scarsità non deve essere assunta come indice d’una eccessiva modernità del Prometeo, che pel carattere artistico sembrerebbe appartenere alla piena maturità del genio di Eschilo.