Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) I.djvu/45

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6 ESCHILO

dice Ateneo (XIII, p. 600 B) — nelle Danaidi, introduce la stessa Afrodite a dire:

             Il puro ciel gode ferir la terra:
             di queste nozze amor la terra invade.
             Dal cielo sposo, a inumidir la terra,
             cade la pioggia; e agli uomini la terra
             genera armenti, e di Demètra il cibo.
             E i frutti, pel ristoro umido, agli alberi
             crescono in vetta; ed io ne son l’origine.

Questa la trilogia. E se poi cerchiamo fra i titoli e i frammenti di drammi satireschi, ferma la nostra attenzione l’Amímone. «Una volta — narra Apollodoro (2. 1. 4. 7. p. 41, 9) — fu gran siccità nella terra d’Argo, e Danao mandò le sue figlie ad attingere acqua. Una di esse, Amímone, scagliò una freccia contro un cervo, e colpí invece un satiro addormentato. Questo súbito si fece addosso alla fanciulla, per farle violenza; ma apparve d’improvviso Posidone, lo scacciò, e sposò egli la fanciulla, indicandole poi la fonte di Lerna».

Dei due versi che ci rimangono dell’Amímone, uno avrà certo appartenuto al satiro, che sembra spregiasse le raffinatezze della regale fanciulla. «Non so proprio che cosa farmene — pare dicesse —

        Dei tuoi profumi, della tua baccàride».

L’altro verso dice:

        Tu devi esser mia moglie, io tuo marito.