Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) II.djvu/249

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246 ESCHILO

CORIFEA


T’esortò Giove, che ad Oreste dessi
tal responso, tu dici? In nessun conto
tener la madre, e vendicare il padre?

APOLLO


Ugual cosa non è, morire un uomo
nobile, che lo scettro ebbe da Giove,
e per man d’una donna, e non di freccia
saettata da lungi, d’una Amazzone,
ma, come udrete, o Dea Pàllade, e giudici,
che dar dovrete in questa causa il voto.
Come dal campo egli tornò, compiuta
felicemente la gran gesta, quella,
con dolci motti accoltolo, mentr’egli
scendea nel bagno, gli stese d’attorno
un manto; e stretto nel funereo laccio
di screzïato peplo, lo colpí.
Del glorïoso eroe tal fu la sorte,
del condottiere delle navi; ed anche
vi parlai della donna: il cuore, io penso
s’indignerà di voi, prescelti giudici.

CORIFEA


Giove, tu dici, ha piú riguardo ai padri?
Ed egli in lacci il vecchio Crono avvinse.
Ché non esponi il fatto a questi giudici?
A udirlo, o testimonî, io vi sollecito.