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88 ESCHILO

colme le mani, i visceri e l’entragne,
misero peso, orrido pasto! Il padre
1255loro ne gusta. Alcuno, io vel predíco,
la lor vendetta medita: un imbelle
domestico leone, che s’avvoltola
entro nei letti, contro il signor mio:
ché d’un signore il giogo anch’io sopporto.
1260Dei legni il condottier, quegli che strusse
Ilio, non sa che danni gli apparecchi,
ilare in cuore, con funerea sorte,
pari ad Ate invincibile, con lunga
ciancia, la lingua d’odïosa cagna!
1265Tanto osa! Una virago uccide un uomo.
Con quale nome d’aborrito mostro
ben potrei designarla? Anfesibena?
Scilla annidata fra gli scogli, a eccidio
dei navichieri? Dèmone d’Averno,
1270che sugli amici, dalle fauci, spira
guerra implacata? - Ah tracotante! Come
ululò! Come su nemica fuga!
E pareva gioir che salvo fosse
lo sposo! - Oh!, bene uguale è che mi credano
1275o no! L’evento appressa già. Pei fatti
presto vedrai se di sciagure io sono
profetessa verace. E avrai pietà.


CORIFEO

Tieste intesi, che vorò le carni
dei figli; e raccapriccio, e orror m’invade: