Pagina:Tragedie di Euripide.djvu/13

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quale estimo di dover rendere, in alcune note poste nell’estrema parte di ciascun volume, diverse affatto di nome e di officio da quelle che sotto titolo di Dichiarazioni vengono dopo ciascuna tragedia, e non intendono che ad avvertire o a ricordare, per le cose istoriche o mitologiche, ciò che può essere o dal più de’ lettori tuttavia ignorato, o caduto loro della memoria. L’ordine, in che ho disposti questi dicianove drami, è il più verisimilmente cronologico, desunto dalle ricerche e congetture degli eruditi; posto per ultimo il Reso, siccome quello che da’ critici più perspicaci non è voluto esser opera del nostro poeta, se bene venga quasi sempre fra le proprie di lui riprodotto; ed ho collocato il Ciclopc dopo le altre diciasette tragedie, per esser questo il solo drama satirico pervenutoci intero del greco teatro, e che, di costume e di genio tutto diverso, non piacevami di mandar confuso in mezzo di quelle.

Ben comprendo come il rimettere in luce nella lingua d’Italia opere di antica letteratura, sia cosa al presente fuori di tutta lode presso un molto numero di leggitori, a’ quali fu rivelato che, figlia essendo la civiltà nostra della barbarie de 9 tempi di mezzo, da questi soltanto, o da quelli che susseguirono, sono per noi da dedurre le fonti ad irrigare e fecondare i campi della prosa e della poesia. Tanto io non so; ma parmi sapere che se que’ tempi in gran parte innovarono opinioni ed usi e costumi, non perciò rifecero d’altro limo e d’ai tr anima questa nostra natura; e so che mentre il Bello sta fermo nell’armonia del concetto col