Pagina:Tragedie di Euripide.djvu/24

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medea 7


nutrice


— Itene in casa, e’ sarà bene, o figli. E tu quanto più puoi tienli appartati;
Non accostarli all’adirata madre.
Io la vidi sovr’essi inferocito
Gettar lo sguardo, e di minaccia in atto;
Nè del ranco? si queterà, son certa,
Pria che in alcun lo sfoghi. Ah su’ nemici,
Non su gli amici suoi, volga lo sdegno!
          (L’ajo co’ due fanciulli si avvia per entrare in casa)

medea dentro


Ahi ahi, me lassa! oh mio crudo martire!
Deh potess’io morire!

nutrice


Ecco, o fanciulli, ecco, alla madre il core
S’agita e move all’ira.
Entro il passo affrettate;
L’occhio di lei scansate:
L’aspra natura sua, l’acre rancore,
Che dal suo petto spira,
Cauti temete. Ite, ite in casa. — Or lieve
Nube è di lai; ma di maggior tempesta
Arderà forse in breve.
Che farà mai cotesta
Difficile a placarsi alma superba,
Morsa da ingiuria acerba?

medea dentro


Ahi ahi! sciagure dolorose e grandi
Io pur soffro. Oh esecrandi
Figli di trista madre,
Voi colga in un col padre
Dura morte, e distrutta
Pera la casa tutta!