Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VI.djvu/98

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Alla fine di questo dramma, il re Teoclimeno, ai Dioscuri che l’inducono a non perseguitare Elena e Menelao fuggiaschi, dichiara:

                              E voi sappiate
che la vostra sorella, il sangue vostro,
è la piú saggia e virtuosa donna
che sia. V’allegrin d’Elena gli altissimi
sensi, che in poche donne si riscontrano.

E, a considerar la condotta d’Elena in questo dramma, il giudizio di Teoclimeno parrà equo. Che si scherza? Anche nutrendo la convinzione quasi assoluta che il suo sposo non è piú tra i vivi, piuttosto che partecipare il talamo d'un uomo che non è proprio quello che dice lei, sceglie la morte. E rimane coerente dal principio alla fine, senza macchia, né d’opera, né di parola, né di pensiero. Forse nessun'altra eroina d’Euripide appare cosí immacolata, cosí noli me tangere.

E perché mai il poeta ha voluto, su l'orme di Stesicoro, creare un’Elena tanto differente da quella della tradizione? Per semplice amor di paradosso? O per ragioni politiche? Ci proporremo ancora il problema, del resto difficilmente solubile. Ma súbito osserviamo che il tentativo non gli è riuscito troppo bene, e che questa Elena non c’interessa. Non c’interessa,