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PREFAZIONE | XXI |
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In complesso, il bilancio si conclude con una forte svalutazione degli eroi. Al contrario, è assai palese una certa tendenza ad esaltare gli umili.
Neanche tra questi mancano i bricconi. Fior di briccone è l’araldo Copreo de Gli Eraclidi, che, per servilismo, discende a qualsiasi infamia, a qualsiasi bassezza, senza riguardo né per donne, né per vecchi, né per bambini. Anche destituita d’ogni pietà, e piena di maligna asprezza, è, nell’Elena, la portinaia di Teoclimeno. La nutrice della Fedra è una volgarissima mezzana.
Ma troppo prevale il numero dei buoni, fedeli, dotati di sentimenti retti ed umani. Tali la nutrice della Medea, il servo d’Illo e quello di Iolao ne Gli Eraclidi, l’ancella dell’Andromaca, che serba fede alla padrona anche nella sventura; e, nell’Elettra, il vecchio servo salvatore d’Oreste pargolo, che giunge a recare provviste ad Elettra; e nella Ifigenia in Aulide il servo di Agamennone, fedele al suo padrone, coraggioso nel difenderne gl’interessi, anche contro il potentissimo Menelao, e sino alla morte:
Morir pel tuo signore, onore arreca.
E quanto umana e gentile, l’ancella che, nell’Alcesti, viene a narrare le ultime ore dell’adorata signora! E quanto simpatico e commovente, nello stesso dramma, il vecchio servo, che per l’affetto della defunta regina, non si pèrita di affrontar la collera del terribile Ercole!
Ma il prototipo di questi umili eroi è l’Auturgo della Elettra. Vero eroe, a fatti, e non a parole (vedi introduzione al dramma). Ed Euripide, non solo si astiene dal segnarlo con alcuna di quelle stimmate che non risparmiava nemmeno ad