Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) I.djvu/24

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PREFAZIONE XXIII


Per mantenere il vizio tuo, non fingere
stolte le Dee.

E ciò che Ecuba dice qui esplicitamente, ripetono, esplicitamente ed implicitamente, in mille modi, quasi tutti gli eroi d’Euripide. Il Fato, il Volere dei Numi, erano belle scuse. In realtà, ciascuno di quei famosi eroi aveva fatto quello che aveva fatto per questo o quell’impulso, piú o meno confessabile, del proprio animo. A vederli cosí, nella fase immatura della tradizione mitica, quegli eroi erano come crisalidi, tutte egualmente speciose, vivacemente versicolori, e lucide come il metallo. Ma si sa bene che dalla piú speciosa crisalide può sgusciare un insetto orrido infernale. Il teatro di Euripide è come una incubatrice che le conduca a maturazione. Al lume della psicologia umana, obiettivamente e spregiudicatamente applicata, tutto il mondo mitico si presenta con una nuova parvenza. Sotto le spiegazioni e le valutazioni tradizionali, insostenibili e ridicole, ecco, caso per caso, spuntarne altre, logiche e convincenti; e le vicende assurde nella luce mitica, viste sotto luce umana, diventano pienamente razionali. Bisognerà dunque concludere che in questa luce si svolsero, e che il corso dei secoli le cinse poi d’una luce artificiale e falsa.

Se non che, avveniva poi, che, portate in questa nuova luce, molte di quelle vicende, o quasi tutte, non sembravano piú eroismi, bensí misfatti. E gli eroi discendevano al grado di delinquenti; perché, indipendentemente da ogni apprezzamento di Euripide, noi sappiamo bene che la storia dei primi Achei fu tutta un tessuto di orridi delitti, di bassezze, di crudeltà mostruose.

E può ben essere che il contrasto fra questa loro essenza reale e il prestigio di cui li circondava la tradizione, spingesse qualche volta Euripide a gravar la mano sui presunti eroi, e,