Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) I.djvu/50

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PREFAZIONE XLIX


prima vista, e che poi, fissate a lungo, scoprono mirabili armonie di colori nascosti.

E questa abilità, questo virtuosismo pittorico, gli servono poi ad ottenere taluni effetti che trascendono tanto la poesia quanto la pittura, in un connubio che, del resto, non potrebbe essere determinato con qualificazioni precise.

Tale è l’effetto di trasparenza cristallina, ottenuto, nella Medea, evocando il cielo dell’Attica. Inutile citare, qui siamo nella piena sfera della intraducibilità.

Tale la misteriosa pittura di Tantalo (Oreste):

                    Deh, potessi alla roccia
                    giunger, che in mezzo fra la terra e l’ètere,
                    dall’Olimpo, precipite
                    si libra, appesa ad auree
                    catene, e sempre la mulina un vortice!

Tale, e, forse piú significativa d’ogni altra, la pittura, ne Le Fenicie, di Capanèo, fulminato da Giove:

                                             il vertice
                    già varcava del muro, allor che il folgore
                    di Giove lo colpì: diede un rimbombo
                    la terra, tal, che tutti esterrefece.
                    E dalla scala le sue membra, lungi
                    l’una dall’altra, frombolate furono:
                    all’Olimpo le chiome, il sangue a terra,
                    le mani, e il resto delle membra, come
                    la ruota d’Issïóne, in giro andavano;
                    e al suolo, arso cadavere, piombò.

Qui si fondono, come solo si poteva nella materia della parola, un effetto quasi geometrico, e un effetto quasi trascendente.