Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) II.djvu/102

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MEDEA 99



giasone

                                   Oh, ch’io tocchi
le lor tenere membra concedi!

medea

Non sarà: sperdi invano i tuoi detti.

giasone

Odi, o Giove, quale empia repulsa,
quale torto mi fa, questa oscena
leonessa, dei figli assassina!
Pure, quanto m’è dato e possibile,
io li piango, e ai Celesti m’appello,
e i Dèmoni chiamo, che attestino
che, trafitti i figliuoli, mi nega
che a loro le mani
appressi, che a lor dia sepolcro.
Deh, mai non li avessi
generati, se uccisi vederli
dovevo da te!
II carro alato sparisce nell’aria.

coro

Molte cose in Olimpo sollecita
il Croníde; e i Celesti deludono
ben sovente ogni attesa. Molte opere
imperfette restaron, che al termine
parean giunte: parea che niun esito
altre avessero; e un Dio schiuse un tramite.