Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) II.djvu/137

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ancella

Tien fra le braccia la diletta sposa,
e piange, e prega perché non lo lasci.
L’impossibile cerca! Ella si strugge
nel suo male, si disfa, s’abbandona,
triste peso, al suo braccio. E, benché poco
respiri piú, del sole i raggi anela.
Or vado ad annunciar la tua presenza:
ché non tanto aman tutti i lor signori,
che serbin fido cuor nelle sciagure;
e tu sei dei padroni amico vecchio.
L’ancella rientra nella reggia.

A

Giove, qual fine avranno i mali? Come
allontanar dal capo del nostro re gli affanni?

B

Esce alcun già? Reciderò le chiome?
Cingerò le mie membra col vel dei negri panni?

C

Già tutto è chiaro, amici. Pur tuttavia, preghiere
leviamo ai Numi. Grande è dei Numi il potere!

primo corifeo

Strofe
Oh dio Peane,
trova rimedio tu pei casi tristi