Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) II.djvu/35

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possa l’approdo in questa mia sciagura.
Ora io vorrei da te questo impetrare:
se qualche via, se qualche astuzia io posso
escogitare, onde allo sposo infligga
del mal ch’esso mi fa la giusta pena,
tu non parlar: ché in tutti gli altri eventi,
piena è la donna di paure, e vile
contro la forza, e quando vede un ferro;
ma quando, invece, offesa è nel suo talamo,
cuore non c’è del suo piú sanguinario.

corifea

Non parlerò, Medea: ché sarà giusta
contro il tuo sposo la vendetta; né
se del tuo mal ti crucci, io n’ho stupore.
Ma ve’, Creonte, il re di questa terra
s’avanza, ad annunziar nuovi consigli.
Entra Creonte e si volge a Medea.

creonte

A te che truce il guardo volgi, e piena
di cruccio sei contro lo sposo, impongo,
Medea, che tu da questa terra fugga
esule, e teco entrambi i figli tuoi,
e che non tardi. E a che si compia l’ordine
io veglierò; né a casa tornerò,
pria che da questo suol non t’abbia espulsa.