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84 EURIPIDE


dei figli tuoi, lo sguardo affettuoso
a Giasone volgea. Ma, come entrarono,
velo si fece agli occhi, e volse altrove
la bianca guancia: ché n’avea disgusto.
Ed il tuo sposo, a mitigar lo sdegno
della fanciulla, sí parlò: «Non essere
nemica ai figli miei, placa lo sdegno,
qui volgi il capo, ed abbi cari quelli
che son cari al tuo sposo, e i doni accetta,
e implora il padre tuo che dall’esilio,
per grazia mia, questi fanciulli affranchi».
Ed ella, come e veste e vezzo vide,
non resisté, ma die’ consenso a quanto
chiedea lo sposo. E, pria che dalla reggia
fossero lungi padre e figli, il peplo
variopinto prese, e lo indossò,
e sopra i ricci la corona d’oro
posta, la chioma s’acconciò davanti
ad un lucido specchio; ed alla propria
inanimata immagine sorrise.
Poscia, dal trono surse, e traversò,
sul bianchissimo pie’ molle incedendo,
la stanza; e tutto gaudio era pei doni;
e spesso e a lungo si mirò, levandosi
sugli apici dei pie’, sino al tallone.
Ciò che poscia seguí, per chi lo vide,
fu spettacolo orrendo. Essa mutò
d’improvviso colore; e, tremebonda
per ogni membro, e indietreggiando obliqua,
sopra un seggio a cader pervenne, appena
che non piombasse a terra. E delle ancelle
una piú annosa immaginò che invasa
di Pan le furie o di qualche altro Dèmone