Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/150

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ERCOLE 147

anfitrione
No, ché sarei della sua morte complice.
lico
Io stesso andrò, se nutri questi scrupoli:
ch’io non ho certe ubbie: trarrò qui fuori
e madre e figli. Olà, servi, seguitemi,
e lieta calma sia dopo il sospetto.
anfitrione
Va’ dunque, muovi al tuo destino. Al resto
altri provvederà. Se tu fai male,
aspetta male. O vecchi, ei muove proprio
nel punto giusto; e piomberà nei lacci
d’una rete di spade, egli che pensa
la morte, o scellerato, ad altri infliggere.
Entro, vederlo vo’ spento cadere:
ché dà gioia veder morto il nemico
che la pena scontò dei suoi misfatti.
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