Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/173

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170 EURIPIDE

ercole
Padre, ché piangi e ti nascondi gli occhi,
lungi cosí dal figlio tuo carissimo?
anfitrione
Figlio! ché figlio sei, pur fra i tuoi mali.
ercole
Forse un mal mi colpisce, onde tu lagrimi?
anfitrione
Tal, che, a patirlo, gemerebbe un Nume.
ercole
Orribil, dunque; ma qual sia, non dici.
anfitrione
Da te, se in te pur sei, puoi ben vederlo.
ercole
Qual nuova sorte su me incombe? Parla.
anfitrione
Sí, se d’Ade il delirio ancor non t’occupa.