Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/266

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IPPOLITO 263


ippolito

Saggio sarebbe assai l’uom che costringere
a far senno potesse i dissennati.
Ma perché, padre, in tempo inopportuno
tu sottilizzi, io temo ch’oltre il segno
la tua parola pel dolor trascorra.

teseo

Ahimè, dovrebbe degli amici esistere
chiara una prova, un indice sicuro
dei sentimenti, chi verace, e chi
sia falso amico: due voci dovrebbe
avere ciascun uomo, e l’una giusta,
come pur fosse, sí che la mendace
da quella onesta smascherata fosse,
e niuno piú ne ricevesse inganno.

ippolito

Forse qualcuno degli amici m’ha
calunnïato presso te, sí ch’io,
senza nessuna colpa aver, ne soffro.
Stupito io sono: i tuoi discorsi, ch’errano
lungi dalla ragion, mi sbigottiscono.

teseo

O cuor dell’uomo, dove arriverai?
Dove trovare dell’audacia il termine,