Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/274

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IPPOLITO 271


teseo

Piú te stesso a curare avvezzo sei,
che ad esser giusto, a rispettar tuo padre.

ippolito

O madre, o mia nascita amara! A niuno
auguro degli amici esser bastardo.

teseo

Volete, o servi, trascinarlo? È un pezzo
ch’io dico di scacciarlo: or non m’udite?

ippolito

Pianger dovrà chi pur mi tocchi: tu
stesso, se vuoi, da questa terra scacciami.

teseo

Se tu non m’obbedisci, io lo farò:
ché pianger non mi fa l’esilio tuo.

ippolito

È deciso, mi pare. O me tapino,
che tutto il vero so, né modo so
com’io favelli. O figlia di Latona,