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274 EURIPIDE

d’Atene, de l’Ellade tutta,
per l’ira del padre, lo miro
fuggiasco in estranëa terra.
O sabbie dei patrii frangenti,
o montane foreste, dov’egli
con cagne veloci, le fiere
cacciava; e Dittinna era seco!

Antistrofe II
Piú non sarà che dei veneti
corsieri le coppie ci sospinga,
nello stadio di Limna agitando
il pie’ dei corsieri: la Musa,
che mai non dormia su le corde,
tacerà ne la casa paterna:
nell’ombre dei boschi, staranno
senza serti i refugi d’Artèmide:
col tuo bando, finita è la gara,
per le nozze con te, delle vergini.

Epodo
La tua ventura, il fato intollerabile,
lagrimando, io partecipo.
O madre, o madre misera,
che vita invan gli desti!
Ahimè, ahimè, mi cruccio coi Celesti.
Ahimè, ahimè, consessi delle Càriti,
e voi lontano
mandate il giovinetto
che immune è d’ogni macchia,
dalla sua patria, dal paterno tetto?