Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/34

Da Wikisource.

LE SUPPLICI 31

Il fabbro d’inni, i canti suoi creare
deve nel gaudio; e s’ei gaudio non prova,
se in cuor tristezza alberga, e come gli altri
allegrar mai potrà? Sarebbe assurdo.
Ma dir forse potrai: «Perché di Pèlope
alla terra non pensi, e aggravi Atene
di tal fatica?». — Ed è giustizia ch’io
questo punto ti spieghi. È dura Sparta,
di costumi cangevoli, e del resto
piccola e fiacca; a tale impresa accingersi
la tua città sola potrebbe; ed occhi
essa ha per la miseria, e te possiede,
pastor giovane e buono; e assai città,
per la mancanza d’un pastore, prive
di buona guida, andarono in rovina.
coro
Ciò che quest’uomo disse, io ti ripeto.
Abbi, Tesèo, pietà della mia sorte.
teseo
Con altri già contesi, per difendere
un mio concetto, e faticai. La somma
dei mali, alcun dicea, per l’uomo supera
quella dei beni; ma credenza io nutro
contraria ad essi: nelle umane cose
stimo che il ben soverchi il male: l’uomo
se non fosse cosí, vivrebbe forse?
Io dò lode a quel Dio ch’ordine pose
alla vita dell’uom, ch’era confusa